Sulla legge 84/94 la Resistenza Continua

IMG_4664-k9b--587x419IlSecoloXIXWEBVolantino distribuito davanti ai varchi di Ponte Etiopia Genova febbraio 2015
Il piano Cottarelli sulla competitività prevede una serie di liberalizzazioni, parola truffaldina che sta per privatizzazione di tutto ciò che è pubblico e mira alla completa decimazione di ogni forza organizzata dei lavoratori. In questo quadro si inserisce l’idea di Confindustria di eliminazione dell’articolo 17 della legge 84/94 che consente ai lavoratori del Porto di Genova di rimanere organizzati in compagnia unica. La legge 84/94 era già una legge pessima che diminuiva il potere e l’influenza della compagnia e soprattutto di tutti i lavoratori del Porto. Attraverso lotte durissime i portuali hanno comunque mantenuto la possibilità di avere come soggetto interno la Compagnia che poteva rimanere a tutela di tutti i lavoratori del Porto. In questi anni la liberalizzazione dei porti, ovunque sia stata messa in pratica ha portato a diminuzione di tutele, salario e sicurezza. Il Porto di Genova, pur con tutte le difficoltà mantiene ancora un livello minimo di tutela per i lavoratori che il Governo Renzi e la confindustria intendono spazzare via. La riorganizzazione dei porti non può basarsi su dati che non hanno riscontro nella realtà. Il Porto di Genova continua a movimentare merci con un incremento dal 2013 al 2014 del 4,8 %. Il traffico di merce nel 2014 arriva a 52 milioni di tonnellate. In questo scenario la professionalità degli addetti della Compagnia è fondamentale per tutti. Con la riforma dei porti, che non seguirebbe il metodo dei porti del Nord ma seguirebbe la totale liberalizzazione come in Inghilterra si vogliono colpire i lavoratori che avranno solo meno tutele, minore salario e minore sicurezza. Ci guadagnerebbero solo i padroni e ci perderebbe l’intera città che si troverebbe priva di una delle sue aziende storiche con il suo carico di professionalità. Tutti i lavoratori del porto non avrebbero nulla da guadagnare dalla scomparsa della Compagnia Unica, anzi avrebbero tutto da perdere. La gestione del porto e del suo lavoro collegiale da parte dei lavoratori dovrebbe essere una garanzia anche per quei lavoratori (terminalisti vari) che hanno minori tutele contrattuali. Occorre quindi respingere i tentativi del governo contro la CULMV che non sono diversi dalle manovre contro tutti i lavoratori (jobs act e riforme sul lavoro) e sulle privatizzazioni. Per questo occorre che le lotte dei lavoratori portuali si saldino con le lotte di tutti i lavoratori di Genova come nella gloriosa tradizione operaia di questa città. Il porto e i suoi lavoratori possono essere da collante per la rinascita di una città che non può morire di privatizzazioni, scomparsa del lavoro industriale e desertificazione della socialità nei quartieri.
COORDINAMENTO LAVORATRICI E LAVORATORI GENOVA

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